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È la saggezza che fa capaci di riconoscere come vano tutto quello che si scatena nei mondi della personalità e introduce al valore del distacco, mentre la coscienza pian piano si sposta dalla sfera del sensibile a quella dell’intelligibile.

State buoni se potete”, così diceva san Filippo Neri ai marmocchi che gli giravano attorno con la molla della vitalità caricata a mille. Da queste parole trabocca quella Compassione con la C maiuscola che conosce la natura umana e sa quanto le costi “stare buona”, facendo tacere gli impulsi più accesi che ancora vogliono la meglio sulla voce dell’anima.

Le parole di san Filippo (non per niente è stato fatto santo …) rimandano anche a una serena accettazione degli imprevedibili esiti del vivace comportamento umano e alla prontezza nel correggerli senza intolleranza, con l’amore che non giustifica ma neanche si nega.

E poi, profonda e sottile, c’è la scelta dell’auto sacrificio, qualora i monelli proprio non riescano a stare buoni, si potrà limitare la persona senza limitare la pazienza. Tutte doti da aspiranti sul Sentiero … e oltre!

Soprattutto se pensiamo che spesso esplodiamo irritati alla minima provocazione. Basta veramente poco per mandare in fumo le buone qualità! Allora “stiamo buoni, se possiamo” e rivolgiamo a noi per primi la compassione, la pazienza, l’amore che non si ferma davanti alle nostre piccolezze, le comprende e va oltre, sempre accolto e diretto dal cuore, vero centro della nostra identità, oltre tutti gli errori necessari a crescere.

State buoni, se potete. Tutto il resto è vanità” canta Angelo Branduardi nella sua canzone. Traduco liberamente: “state calmi, state buoni se ce la fate, magari riuscite a comprendere che è inutile agitarsi, prendersela tanto per le piccole cose di ogni giorno … i piccoli fenomeni della vita quotidiana non sono più importanti della vita stessa.” È la saggezza che fa capaci di riconoscere come vano tutto quello che si scatena nei mondi della personalità e introduce al valore del distacco mentre la coscienza pian piano si sposta dalla sfera del sensibile a quella dell’intelligibile.

Patanjali afferma che “La mente può essere educata alla stabilità con quelle forme di concentrazione che hanno rapporto con le percezioni dei sensi”* e allora li trascende, giunge ad identificarsi con una energia più elevata, si libera dall’illusione e da tutti i turbamenti indotti dalle reazioni sensoriali del desiderio.

“State buoni se potete” significa anche questo: significa imparare a stare saldi, in equilibrio tra spinte diverse, con gli occhi puntati alla visione dell’anima, anche quando ancora l’anima non si vede. Significa non lasciarsi ingannare dal tripudio di mille diavolerie che vorrebbero condurti per un’altra strada assordandoti con tutti i rumori che distraggono e allontanano dal suono supremo. Vuol dire riconoscere tra un’infinità di vibrazioni, l’unica, vera, che apre le porte del cuore. Significa superare anche i peggiori miasmi con la fragranza che emana dall’Essenza e scoprire il gusto della trasformazione alchemica prodotta dal Fuoco.

Poi, per fortuna, di tutto quel che si muove al di là dell’essenza, nulla è eterno. Mentre eterno è il nostro divenire per essere migliori. Mettiamoci il cuore in pace. E con pazienza andiamo avanti. Come diceva mia nonna: tutto passa, l’amore di Dio non passa mai.

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per Tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/

Giovanna Spinelli 

 * sutra 35, primo libro de “La Luce dell’Anima” – A. A. Bailey, ed. Nuova Era