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In questa parabola il racconto si snoda con apparente semplicità di lettura, ma i molteplici significati che esso racchiude interessano tutto l’arco della Vita.

Il Regno dei Cieli si può paragonare ad un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico e seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone e dissero: “Padrone, non hai seminato il buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania?” Ed egli rispose loro, “Un nemico ha fatto questo”. E i servi gli dissero, “Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla?” “No”, rispose, “perché non succeda che raccogliendo la zizzania con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura ed al momento della mietitura dirò ai mietitori: “Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”. (Mt. 13:24-30)

(Mt. 13: 37-42) I suoi discepoli gli si accostarono per dirgli, “Spiegaci la parabola della zizzania nel campo”. Ed Egli rispose, “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’Uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia sul fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’Uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal Suo regno tutti gli scandali e gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi intenda!”

Converrà intanto dire che la seconda parte della parabola, quella concernente l’interpretazione di Gesù, è dagli studiosi in genere non ritenuta autentica. E’ probabile che sia un’aggiunta dell’estensore del Vangelo ad uso e consumo delle prime comunità cristiane, cui si voleva trasmettere un messaggio univoco e scevro da dubbi, con una linea interpretativa fortemente caratterizzata.

Ma cominciamo dal termine zizzania, che nel linguaggio generico indica un’erba infestante botanicamente chiamata lolium temulentum (loglio), particolarmente nociva per le coltivazioni di grano in quanto intrecciantesi con le sue radici, che vengono così strappate quando si tenta di estirparla.

Queste poche note descrittive sono indispensabili per chiarirci il senso comune del racconto. Ci sono d’altronde familiari alcune espressioni come “seminare zizzania”, “separare il grano dal loglio” e “fare di tutta l’erba un fascio”, per cui non ritengo di aggiungere altro sull’argomento. Individuiamo piuttosto i due motivi conduttori della parabola: il primo si riferisce al metodo che le forze del Male utilizzano per penetrare nel mondo e all’obiettivo che si propongono, il secondo relativo a come ci si debba porre dinnanzi a questa indesiderata invasione per non fare il loro gioco. Vale la pena di commentare la parabola passo dopo passo, con l’obiettivo di dare al testo un nostro taglio interpretativo, che magari si discosterà da quello canonico.

Che il mondo sia frutto del buon seme sparso tra le zolle del campo appare evidente, e così l’atto creativo di Dio è esente da ogni contaminazione malefica. Chi è allora e donde viene questo “nemico” che nottetempo sopraggiunge “mentre tutti dormivano” per diffondere il male? L’iconografia classica ci fornisce l’immagine di un Diavolo cornuto e sogghignante che trama sempre ai nostri danni.

Ora, al di là della personificazione così messa in atto, ingenua sì ma solo fino ad un certo punto, perché non possiamo sottacere il fatto che l’uomo nei millenni, a forza di credere all’immagine orrida di Belzebù, ha alimentato un’immensa forza-pensiero che si aggira nei bassifondi dell’Astrale – e quindi reale! – è necessario riflettere un attimo che è nella dinamica stessa della Creazione quella resistenza della Materia a farsi penetrare dallo Spirito che diviene attrito, conflitto e quindi…male.

Non allora una potenza malefica che si oppone a quella benefica divina, ma un divenire per così dire fisiologico di un processo che per attuarsi compiutamente necessita di una contrapposizione funzionale fra due forze di natura diversa. Lucifero, l’Arcangelo ribelle, non significa forse portatore di Luce?! L’essere umano peraltro, che si trova a vivere in una realtà bipolare, non può non dovere operare una scelta, e in ciò sta la sua miseria, se persegue le vie tortuose e tenebrose, o la sua nobiltà, se si lascia guidare da energie di Luce.

Identificato allora questo nemico con le forze del Male, comunque le si intenda, vediamo adesso quali strategie esso attui per infiltrarsi nel tessuto del Creato. Agisce in modo subdolo, seminando qualcosa che all’inizio non si distingue dal resto – come la zizzania non si distingue dal grano- e che poi una volta cresciuta non può più essere rimossa, come vorrebbero fare i servi, senza danneggiare irreparabilmente le pianticelle di grano. Ma la “condicio sine qua non” perché il suo volere si compia è che tutti si dorma, altrimenti non potrebbe operare. Il dormire si riferisce chiaramente allo stato di avidya che affligge l’uomo, quell’ignoranza della Realtà che costringe a vivere nell’illusione perenne, ma anche alla carenza di attenzione (dharana) e di vigilanza che porta a vivere in modo inconsapevole, lasciando la porta aperta a qualsiasi refolo di vento.

Continueremo il discorso in un prossimo articolo, quando definiremo l’obiettivo che le forze del Male si propongono nella loro indefessa e pervicace opera. Da ciò comprenderemo come dobbiamo porci nei loro confronti e quale sia la loro funzione nell’economia dell’insieme, considerato che, come abbiamo visto, non si configurano come una variabile indipendente, ma fanno parte del piano della Creazione. A presto.

Per leggere la seconda parte di questo articolo vi rimando al link: https://www.yogavitaesalute.it/parabola-grano-zizzania-seconda-parte/

Giorgio Minardo

Fonti e bibliografia: – Wikipedia – “La parabola della zizzania” (www.cristomaestro.it)