La cupola di san Pietro

Sotto la cupola di San Pietro, ognuno vive a modo suo l’abbraccio celeste mentre attraversa la grande piazza del mondo di cui tutti siamo parte.

Per un certo periodo questa Estate, a Roma, mi è capitato di attraversare ogni giorno piazza san Pietro, sempre affollata e soleggiata, brulicante di umanità di tutti i tipi. Passando sotto il possente colonnato del Bernini, ora tutto ben ripulito, non potevo fare a meno di sentire la mia piccolezza ma anche tutta la grandezza di un’opera umana così maestosa.

Calcando i sanpietrini della piazza, rallentavo per osservare meglio i mosaici della Rosa dei Venti e ascoltare lo scroscio d’acqua delle due grandi fontane. E mi veniva spontaneo puntare per qualche istante lo sguardo sull’obelisco e sull’epigrafe con la scritta: “Christus vincit, Cristus regnat, Cristus imperat, Christus ab omni malo plebem suam defendat”. Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera, Cristo difende il suo popolo da ogni male.

Azzurrina, la cupola di San Pietro sembra vegliare su tutto questo. L’ho guardata bene, in vari momenti del giorno, inondata di sole o silenziosa nelle suggestive luci notturne. Bella. Grande Michelangelo. La cupola rappresenta universalmente la volta celeste posata sull’edificio terreno. “Il Trono della Luce divina” –dice un testo arabo – “è come una cupola al disopra degli angeli e del mondo”.

Il cosiddetto occhio della cupola, alla sommità, è a volte assimilato alla stella polare, al sole: consente l’ascensione, la liberazione dal mondo condizionato. L’occhio della cupola corrisponde anche al brahamarandra, l’apertura alla sommità del capo da cui sfugge l’anima del saggio liberato dalla condizione temporale. Raggiunto il Risveglio, Buddha infatti dichiara che “La sommità del tetto è volata a pezzi”.*

Cosa può aggiungere tutto questo alle nostre vicissitudini quotidiane, allo sforzo che ogni giorno compiamo per migliorare la nostra presenza, la nostra esistenza di esseri umani che ancora si dibattono nel labirinto delle vie del mondo? Cercando l’unica vera via che ci condurrà all’abbraccio celeste e al compimento di precise liturgie, come quelle simbolicamente ed effettivamente celebrate sotto la cupola di san Pietro, sicuramente ognuno vive a modo suo mentre attraversa la grande piazza del mondo e ne fa esperienza tra i più diversi stati d’animo e le più diverse condizioni. E ognuno a modo suo, saprà quanto sia facile smarrirsi nel movimento continuo di aperture e chiusure di uno spazio che gradualmente si amplifica e rimanda all’infinito, così come l’effetto del colonnato del Bernini.

Eppure nella grandiosità di un progetto universale ci sono indicazioni e orientamenti precisi per chi vuole cercarli nella Rosa dei Venti, e ognuno può contare su una certezza adamantina: Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat, anche mentre noi siamo distratti e lontani da Lui. Contemporaneamente alla nostra ricerca di verità, la Verità c’è ed esiste da sempre, per sempre. Il fatto che noi ancora non la conosciamo non vuol dire che non ci sia.

E anche se ancora non abbiamo trovato la Via e non sappiamo cosa sia veramente la Vita, questo non vuol dire che la Vita stia ferma ad aspettarci e non vuol dire nemmeno che rimanga estranea a noi stessi. Perché comunque la Vita è in noi.

E seppure ancora non sappiamo bene cosa sia veramente l’Amore, anche se non sappiamo ancora realizzarlo, pensarlo e sentirlo, e benché sia tanto difficile per noi lasciarlo scorrere, ciò non toglie che l’Amore esista e continuamente si riversi su tutti e su ognuno, come i raggi del sole che inondano la Terra.

Agni, il signore del Fuoco, sale quando “l’amore è acceso” e potremo elevarci con Lui verso la volta celeste sopra di noi quando ogni atomo della nostra materia a Lui si sarà arreso. Solo allora potremo gustare l’ampiezza di una visione che abbraccia l’umanità intera.

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Psicologia dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/

Giovanna Spinelli 

*Dizionario dei simboli – Jean Chevalier e Alain Gheerbrant –BUR edizioni

 

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