Gita Sara è l’essenza della Bhagavad Gita e in suo pezzo recita: ”Il glorioso Signore disse: non si deve compiangere né chi è morto né chi è vivo, lo spirito che ha un corpo è esente da nascita. Il Sé non invecchia, non muore, né può essere diviso. Per questo non ci si deve affliggere”.
All’interno del poema epico Mahabarata vi è la Bhagavad Gita, e subito dopo il Gita-Sara, che vuol dire “l’essenza della Gita”, che inizia così: “non si deve compiangere né chi è morto né chi è vivo, lo spirito che ha un corpo è esente da nascita. Il Sé non invecchia, non muore, né può essere diviso. Per questo non ci si deve affliggere.” Questa è la realizzazione finale di tutto ciò che ho detto nei precedenti articoli del filone: l’uomo è ciò che pensa.
Partendo dal pensiero siamo arrivati a espandere la coscienza fino a realizzare che non siamo solo la nostra personalità, ma siamo molto di più. E abbiamo capito che il nostro vero Sé è amore, che il nostro vero Sé è imperituro e si è incarnato in un corpo fisico allo scopo di sperimentare per conoscere la vita su tutti i piani. Questa conoscenza ci apre ad una visione diversa della vita, dove non ci sarà più spazio per l’afflizione, ma solo per la curiosità e la gioia di sperimentare, esattamente come fanno i bambini. Forse Gesù si riferiva a questo quando diceva “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli “
Mi spiego: se è vero che il nostro vero Sé è esente da nascita, non invecchia e non muore, allora di cosa dovremmo avere paura? Potremo smettere di preoccuparci, di affliggerci, consapevoli che tutto quello che ci capita ha un senso, siamo noi ad attirarlo, perché è quello che ci serve per sperimentare quell’aspetto della vita. Non ci arrivano “sfighe”, non stiamo male per colpa degli altri, tutto quello che viviamo, nel bene e nel male, lo attiriamo noi, il nostro vero Sé, allo scopo di conoscere e sperimentare. Il problema è che ancora agiamo con odio, avidità, egoismo, evidentemente non abbiamo ancora compreso l’unità sottostante alla vita, e dovremo affrontare il karma relativo che con il tempo “ammorbidirà” i nostri atteggiamenti.
Quando realizzeremo che in realtà siamo il vero Sé immortale incarnato in un corpo fisico per potere esprimere nella materia quelle che sono le nostre infinite potenzialità, allora vedremo che non è un caso che siamo qui in questo momento, in questa famiglia, in questa nazione, a fare la vita che stiamo facendo. A volte pensiamo che se fossimo nati in una certa famiglia, in un certo luogo, ecc. la nostra vita sarebbe stata diversa. Non è così, siamo quello che siamo perché è esattamente quello che ci serve in base alla nostra coscienza attuale.
Parlavo di infinite potenzialità della nostra anima, e questo è vero, però non vuol dire che dobbiamo realizzarle tutte in questa vita. Il nostro vero Sé è esente da nascita, non invecchia e non muore, ciò vuol dire che per realizzare tutte le sue potenzialità ha un tempo infinito, non ha fretta. Non è limitato agli 80 anni di una vita media. Siamo noi che ci affliggiamo perché non riusciamo a fare tutto quello che vorremmo in una vita così breve.
E invece dovremmo vivere seguendo il nostro Dharma, parola che ha diversi significati, ma che possiamo tradurre come la “legge”, quindi vivere secondo la legge, che non è un qualcosa di imposto dall’esterno, ma è conoscere le leggi della vita, conoscere chi siamo, che cosa ci facciamo qui, e agire di conseguenza, in armonia con la legge stessa.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Roberto Rovatti