Decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII – seconda parte

“Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà; non alzerò la voce; sarò cortese nei modi; non criticherò nessuno; non pretenderò di migliorare o di disciplinare nessuno tranne me stesso”.

Anche questo spunto è particolarmente importante per chi ricerca la via “spirituale”, perché mette in evidenza alcuni aspetti dei quali i mistici e gli esoteristi a volte non tengono conto.

Capita spesso di vedere persone che sono sul sentiero, che stanno effettivamente lavorando molto dal punto di vista dello studio e della meditazione, ma che poi sono maleducate nel rapporto con il panettiere sotto casa oppure sono trasandate nel vestire.

Penso sia retaggio di una mentalità antica ritenere ancora che la vita pratica sia qualcosa da rifuggire perché associata alla materialità, e che si debba nutrire solo lo spirito, considerando il resto “inferiore” o addirittura dannoso alla propria spiritualità. Nel medioevo ci si macerava la carne con strumenti disumani nel tentativo di elevare lo spirito.

Oggi per fortuna non è più così, eppure c’è ancora questo concetto che da una parte esiste lo spirito, che è il bene, e dall’altra la materia, che è male e va rifiutata in tutti i suoi aspetti. Non si è ancora capito che la materia è spirito in manifestazione, è parte fondamentale della creazione, e senza la materia lo spirito stesso non potrebbe manifestarsi. Quello da cui ci si deve liberare non è la materia, ma l’attaccamento ad essa. Se non ci prendiamo cura del nostro aspetto vuol dire che non abbiamo rispetto per noi stessi, che non ci amiamo, ma questo rischia di riflettersi in una mancanza di rispetto nei confronti degli altri e della vita.

Questo è esattamente il contrario della spiritualità, che io intendo come Amore incondizionato per la Vita in tutte le sue manifestazioni. Addirittura in alcuni ambienti vestire trasandati e una supposta superiorità nei confronti degli altri sono visti come indice di spiritualità e di giusto distacco dalle masse. Io penso che la realizzazione spirituale si deve vedere nella pratica. Noi dobbiamo realizzare il Buono, Il Bello e il Vero dentro e fuori di noi, in tutti i piani della creazione.

Poi esiste anche il problema contrario. Leggendo questo punto mi vengono in mente alcuni stereotipi della morale cristiana che per carità sono anche condivisibili, ma che spesso vengono espressi in modo forzato per “apparire” migliori. Secondo la psicologia dello yoga queste si chiamano “maschere. Penso al buon cristiano che si veste in modo sobrio, che non alza mai la voce, che è sempre cortese, bravo, buonino, ma che dentro… è incazzato come una iena!!!

Non ce l’ho certo con i cristiani in generale, come prima non ce l’avevo con mistici e occultisti, cerco solo di evidenziare alcuni atteggiamenti classici delle persone che vogliono essere “spirituali”, e che in questa ricerca perdono di vista la quotidianità. L’incongruenza si vede quando questa persona risulta essere in realtà molto critica, severa e giudicante verso tutti coloro che non si adattano a questo stile di vita, contraddicendo così la seconda parte del messaggio di questo punto del decalogo.

Roberto Rovatti

Per leggere la prima parte cliccate questo link: https://www.yogavitaesalute.it/decalogo-quotidianita-papa-giovanni-xxiii/ The post Decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII – seconda parte first appeared on Yoga vita e Salute.