Decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII – prima parte

Nel decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII ho trovato parecchie analogie con le problematiche che vivono gli aspiranti sul sentiero spirituale.

Dedicherò i prossimi articoli al “Decalogo della quotidianità di Papa Giovanni XXIII”. Non con l’intento di spiegarlo né tanto meno per giudicarlo, ma perché vi ho trovato parecchie analogie con le problematiche che vivono gli aspiranti sul Sentiero, e quindi mi sembra appropriato inserirlo in questo spazio dedicato allo Yoga per Tutti.

Durante una lezione di Energheia, mi è stato chiesto di commentare questo decalogo, che sinceramente non conoscevo, e l’ho trovato molto interessante e soprattutto pratico. Partendo da qui, ho potuto parlare agli allievi delle resistenze che incontrano sul Sentiero e di come affrontarle, anche con questo semplice strumento che ci ha donato il Papa “buono”.

Le mie sono riflessioni personali, frutto di 15 anni di insegnamento del Raja Yoga, dove ho potuto notare che le maggiori resistenze sul Sentiero sono proprio quelle che Giovanni XXIII ha evidenziato.

E’ stato scritto da un Papa per i cristiani che vogliono elevare il proprio Spirito, ma stranamente è perfetto anche per gli aspiranti Yogi… Questo ci fa capire che tutto è Uno, che le grandi anime e le menti più elevate di tutte le razze e di tutte le tradizioni hanno capito le stesse cose, perché sono aderenti alla Via, alla Verità e alla Vita. Quindi epoche diverse e culture diverse, ma l’essenza è la stessa… la vita Una che è Amore.

L’uomo è limitato e quindi non comprendendo, ha preso la parte più accessibile per lui e ne ha fatta l’unica verità, magari in conflitto con le verità (sempre parziali) di altri popoli.

E invece se andiamo al di là delle apparenze, vediamo che tutti affrontiamo le stesse problematiche che producono gli stessi risultati: lo Spirito penetra nella materia e la plasma per manifestarsi; la materia densa resiste al cambiamento, ma nel tempo si lascia plasmare e questo rapporto produce la coscienza e poi la realizzazione. Ma per vincere la paura che il sé inferiore insinua nell’aspirante spirituale, Giovanni XXIII propone “rimedi” di facile applicazione che possono aiutare a vivere meglio e ad affrontare le resistenze.

Giovanni XXIII sapeva bene che prendere in mano la propria vita, assumersi la responsabilità delle proprie azioni, smettere di incolpare gli altri per quello che ci succede, cominciare a pensare che la sfiga non esiste, ecc. è una rivoluzione interiore talmente ampia che è sì gioia per chi l’ha già scoperta, ma che fa paura a chi si approccia al Sentiero.

All’inizio della pratica si vengono a scoprire nuovi punti di vista sulla vita che a volte spingono a volere cambiare tutto e subito. Il mio consiglio è… state calmi! L’esaltazione porta a volere rivoluzionare la propria vita (e magari quella di chi ci sta vicino) in base a una presunta comprensione, che invece è ancora molto parziale. Questo atteggiamento in genere dura pochi mesi, perché poi la personalità, pigra e restia al cambiamento, si opporrà con tutti i mezzi per rallentare o tentare di fermare il processo di crescita.

Volere raggiungere l’Illuminazione abbandonando immediatamente tutti gli aspetti negativi (provate se ci riuscite!) è una grande illusione, che conduce inevitabilmente a una forte delusione quando ti rendi conto che non riuscirai a farlo. E così magari abbandoni la ricerca spirituale. Tutto il decalogo ci invita a cercare di vivere le virtù, ma… “solo per oggi”.

Iniziamo dal primo “rimedio”:

Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita tutto in una volta.”

Quante volte abbiamo sentito dire “Bisogna vivere alla giornata”, o “Bisogna vivere il qui e ora”, cioè essere aderenti a quello che si fa in quel momento. Portare l’attenzione a quello che la vita ci sta mettendo davanti e farlo. Rimpiangiamo il passato e aneliamo a un futuro migliore senza capire che così ci perdiamo le meraviglie che abbiamo a disposizione adesso.

In base alla legge del karma, quello che vivo oggi è il risultato di ciò che ho compiuto nel passato, non necessariamente in vite precedenti; oggi il karma di ritorno è molto veloce e le azioni che compio in questa vita mi ritornano nella vita stessa. Se inizio a riconoscere le cause del passato e i suoi relativi effetti, posso agire oggi in maniera più consapevole per costruire un futuro finalmente armonico.

La vita è precisa, mi mette sempre di fronte a ciò di cui ho bisogno, non serve andare dal “karmologo” a farmi leggere le vite precedenti, perché ho già tutto davanti a me ogni giorno ed è ciò che posso affrontare.

E allora è inutile (e probabilmente dannoso) andare per esempio a fare l’ipnosi regressiva, che ti “spara” dentro a un’immagine karmica latente che probabilmente non è ancora il momento di affrontare. Come farsi leggere le vite precedenti da chi, molto probabilmente, non ha accesso al piano delle cause (agli annali dell’Akasha), e quindi quello che vede è una proiezione astrale, cioè un tuo desiderio o paura; è per questo che nelle vite precedenti siamo stati tutti Napoleone, Giulio Cesare, o altri grandi personaggi… mai semplici servi della gleba!

Quindi un mio limite è sicuramente provocato da un’immagine karmica in azione. Vivere qui ed ora vuol dire stare lì, portare l’attenzione sul limite, ascoltarlo, cercare di capirne le cause, cercare di comprendere la qualità dell’energia che c’è dietro, e infine usare le tecniche che ho a disposizione per trasformarla.

Quando proverete a farlo sarete nella direzione giusta per la vostra crescita spirituale, e contemporaneamente inizieranno le resistenze della vostra personalità, soprattutto della parte distorta che non vuole cambiare. C’è una parte di voi che prova piacere nel vivere la sofferenza che sentite, questa parte verrà spazzata via dal Sentiero spirituale, ma prima di perire si ribellerà in diversi modi. Prevalentemente attraverso il dubbio o la paura!

Molti all’inizio si spaventano quando vedono i primi cambiamenti. Cominciano ad avere paura di perdere tutto quello che hanno: lavoro, affetti, amici, ma tutti questi sono pensieri inconsci che vi instillano le immagini karmiche che stanno per essere rimosse, è l’ultima loro difesa. Però a volte funziona, le persone si spaventano perché l’impresa di modificare la propria vita sembra titanica, e così lasciano perdere, abbandonano il Sentiero… la resistenza ha vinto… momentaneamente.

Lo stratagemma di Papa Giovanni XXIII è geniale perché se io decido di vivere le virtù “solo per oggi”, non mi fa paura ed è uno sforzo che sicuramente posso sostenere. Ma domani sarà un altro oggi, è questa la genialità, e se anche domani riuscirò a fare “solo per oggi” un altro passo verso la purificazione e la realizzazione, vivrò la vita consapevolmente giorno per giorno, e questo produce trasformazione.

E’ come la goccia d’acqua che cade sulla roccia, apparentemente non fa niente, ma goccia dopo goccia l’acqua si scaverà la sua strada attraverso la roccia stessa.

Non è certo l’inerzia (Tamas) che produce il cambiamento, ma nemmeno l’azione sfrenata (Rajas), è solo il ritmo (Sattva) che conduce alla liberazione.

Papa Giovanni XXIII conclude con questa frase che sintetizza perfettamente il concetto:

Posso ben fare, per dodici ore, ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare per tutta la vita.”

“Basta a ciascun giorno il suo affanno” (Mt. 6,34)

Roberto Rovatti

Per leggere la seconda parte cliccate questo link: https://www.yogavitaesalute.it/decalogo-quotidianita-papa-giovanni-xxiii-seconda-parte/

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