Viviamo tempi nei quali la competizione è sempre più presente in ogni ambito della vita. Si sgomita per prevalere, ma poi, ne vale veramente la pena?
Viviamo un’esistenza in competizione, difficile affermare il contrario. Qualcuno dirà di no, altri saranno possibilisti, altri ancora affermeranno con sicurezza la loro competitività, e aggiungo, con una punta di fierezza. Ma mi chiedo come si fa a non esserlo, e questo articolo mi dà l’occasione di comprendere meglio questa dinamica umana, ma direi della vita nel suo complesso, ove non vi sia la consapevolezza necessaria.
Il problema è la personalità umana, la natura inferiore, limite oggettivo alla possibilità di manifestarsi della nostra Anima. Il triplice uomo inferiore, come viene definito, è rappresentato da veicoli di cui l’Anima si serve per muoversi nei piani fisico/eterico, emotivo e mentale. Che dire? Fino a quando questi corpi saranno disarmonici tra di loro, non ci potrà essere coerenza sufficiente in grado di farci percepire al posto giusto nel momento giusto.
La competizione nasce dall’ignoranza, dalla non conoscenza, e sempre qui ritorniamo, un vecchio “refrain” sempre attuale, perché sino a quando non costruiremo un ponte per l’Anima, mattone dopo mattone, le nostre esperienze saranno insufficienti a riconoscere una vita che ci dona, sempre e comunque, quanto necessario.
Prima ancora di guardarci in cagnesco, ci guardiamo in “gattesco”. Scusate questo neologismo, con il quale voglio indicare la sindrome della gatta morta, che a suo dire non è competitiva, è buona, disponibile, si fa sempre da parte per far spazio agli altri, non ha bisogni impellenti, e se avanza qualcosa, timidamente e sommessamente, cercherà di prenderselo, senza comunque disturbare. Beh, un po’ ho esagerato, o forse no?
Le intenzioni sono bellissime, ma in pratica? Secondo la mia esperienza, atteggiamenti di questo genere, procurano un “incazzo” notevole. Ma perché? Se i nostri bisogni saranno negati, in primis da noi stessi, rimarranno insoddisfatti… e per giustificare tutto questo, non lo faremo emergere quel bel sentimento d’invidia patrimonio dell’umanità?
E “l’incazzo” dov’è? Nel fatto che se non riusciremo a piegare la vita a nostro uso e consumo, sarà lei a piegare noi, pagando così un prezzo con tutti gli interessi del caso. Qualche scricchiolio sarà inevitabile, ma così facendo, prenderemo una forma più adeguata per abbronzarci a quel sole naturale che è la nostra Anima. Altrimenti correremo il rischio d’implodere, senza raggiungere comunque l’obiettivo sperato, generando un boato che produrrà macerie… le nostre. Chi rompe paga, e i cocci sono suoi, recita il karma. Non ci resta che piangere… sto scherzando naturalmente.
L’altra prospettiva è quella di esser più palesi e manifesti. Non si può amare senza prima desiderare, quindi forza e coraggio, viviamoci pure la nostra imperfezione/perfezione in continuo divenire, e come recita l’antico adagio: “Con il tempo e la paglia maturano anche le nespole”. Beh, non c’è che dire, siamo proprio delle belle nespole, augurandoci di diventare come loro, poco caloriche ma molto gustose!
Bisogna accettare di essere competitivi, altrimenti come giustificheremo il parlar male, denigrando questa o quell’altra persona. Oppure, nel caso di realizzazioni altrui, affermare con nonchalance, che anche noi in quelle condizioni avremmo realizzato le stesse cose, anzi fatto ancora meglio… vamolà! Invece, tra un me misero ed un me tapino, caliamo il due di picche quasi scusandoci del fatto che la vita è stata grama con noi.
Mi auguro si colga l’ironia e la voglia di scherzare, con un “problema” che l’umanità condivide. In modo particolare in ambito spirituale dove, almeno a parole, la competitività non esiste. Ma quando mai! Scherzando, ai corsi, dico che appena si impara dove è collocata la lettera h in Svadhisthana chakra ci si sente dei “saponi”, cominciando ad andare a destra e a manca, pontificando su verità millenarie.
L’essere umano sgomita gettando tutto il suo agonismo nella competizione. Egli deve arrivare primo e piantare la sua bandierina, che deve garrire al vento della propria presunzione, un monito rivolto a chi vorrebbe superarlo. Il competitivo non riuscirà a rimanere concentrato sulla propria semina, ma cercherà di tenere sotto controllo tutto ciò che si muove intorno, anche quello che sta fermo, ma che la propria paura di rimanere indietro percepirà, ancora una volta, come minaccia.
L’affanno aumenterà, come al tavolo da gioco del casinò, e dovrà rilanciare sempre di più, aumentando la posta in gioco. Egli deve stare attento alle mosse degli altri cercando di prevenirle. La voglia di apparire, per la personalità non ha prezzo… per tutto il resto c’è “mastersoul”, l’Anima che ci è Maestra, e che osserva l’evolversi degli eventi, aspettando il varco giusto per infilarsi. Puntiamo all’anima dunque, puntiamo alla qualità della vita, e con essa troveremo presenza e quantità, così da trasformare la fatica in un giogo leggero.
Beh, direi che per il momento può bastare. Fare questi articoli mi diverte tanto, e questo che sto scrivendo in modo particolare. Forse perché mi sono riconosciuto in alcuni passaggi, forse perché ho percepito che i punti intermedi valgono come la meta, perché, comunque, sempre perfetti nel momento in cui vengono vissuti. Ognuno è dove deve essere, e mi sovvengono le parole del Maestro Gesù, che diceva che il servitore ideale è colui che si prende cura di tutti, parole che non danno scampo, parole che rappresentano coerenza all’ennesima potenza.
Quindi la prossima volta che ci viene uno “scatto d’orgoglio” prendiamone atto, rimanendo in ogni caso disponibili ad assumercene la responsabilità. Chiediamoci anche che cosa ci motiva, e quanto ci distoglierà dal fare bene ciò che la vita ci ha messo davanti. In questo modo impareremo a discriminare, e ricordando la paglia e il fieno, stiamo pur certi che quella “nespola”, collocata in Ajna chakra, ci aiuterà a vedere meglio… anche gli altri.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Psicologia dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Graziano Fornaciari