La resilienza: l’arte di assorbire gli urti della vita

Questo articolo nasce perché mia moglie, da alcuni giorni, ripete la parola “resilienza”, e dai oggi e dai domani la mia curiosità è aumentata.

Nello scrivere gli articoli di questa sezione non posso non tenere conto della quotidianità che mi offre sempre qualcosa di stuzzicante, aiutandomi ad approfondire argomenti che mi aiutano a “stare al mondo” con maggiore consapevolezza. Il problema, se proprio vogliamo chiamarlo così, è che gli spunti sono veramente tanti, ma quello che manca è il tempo, e qui sono sicuro di trovare la vostra comprensione, consapevole del fatto che si fa quello che si può.

Questo articolo nasce perché mia moglie da alcuni giorni ripete la parola “resilienza”, e dai oggi e dai domani la mia curiosità è aumentata. Questa parola, mi sono detto, non mi è nuova, perché qualcosa avevo studiato frequentando l’istituto tecnico industriale, e questa parola era ricorrente quando la materia scolastica era la meccanica. Mi risuonava qualcosa riguardante l’assorbimento degli urti e allora mi sono detto che questa poteva rappresentare una ulteriore occasione per comprendere alcune dinamiche che la vita mi sta ponendo davanti.

A questo punto ho preso il mio vecchio dizionario Zanichelli che, sfogliandolo, mi ha indicato il significato della parola resilienza come “la capacità di un materiale di resistere agli urti improvvisi senza spezzarsi“… interessante non vi pare? Quanti urti riceviamo dalla vita e, malgrado si tema la rottura, riusciamo comunque ad assorbirli? L’argomento è affascinante perché possiamo applicare questa “regola” in ogni ambito della nostra vita.

Come si fa a non parlare di karma davanti ad un argomento come questo, e soprattutto come non rifarsi alla consapevolezza necessaria per discriminare gli eventi, riconoscendoli come funzionali in ogni momento senza quella nocività che la nostra ignoranza avvalla come alibi. Lo so è indimostrabile, bastassero le parole sarebbe tutto più semplice, ma è l’esperienza che gradatamente conseguiamo che ci permetterà di comprendere che nulla viene per nuocere, ma accade nel momento in cui siamo maturati a sufficienza per mietere ciò che abbiamo seminato.

Che sia il timore di diventare grandi che ci impedisce di avere fiducia nel reggere gli urti della vita? Secondo me sì, perché la tendenza dell’essere umano a sentirsi troppo “superiore” o troppo “inferiore” ci dà la misura di una percezione migliorabile e di una via di mezzo non ancora riconosciuta pienamente e soprattutto non ancora applicata adeguatamente. La vita è fatta così, vuole sorprenderci e coglierci di sorpresa donandoci eventi inaspettati che, prendendoci alla “sprovvista”, non ci danno il tempo di “organizzarci”, e aggiungerei per fortuna, perché dovremo fare con quel che c’è fino a riconoscerlo bastante. Il karma viene definito come l’impulso ad agire e non possiamo che assoggettarci a tutto ciò che abbiamo sperimentato, un coagulo di esperienze che ha la funzione di definire la direzione della nostra vita.

Nulla accade per caso e poi, diciamocelo, un po’ ci fa comodo pensare alla sfortuna, mentre quando puntiamo il dito non abbiamo dubbi riguardo alla esattezza della nostra percezione.. È nella natura umana cercare di prevenire gli eventi, e il timore di essere inadeguati ci metterà in una condizione d’incoerenza, occupando l’energia a disposizione nel “fortificare” la nostra coscienza in attesa di una immane “catastrofe” che si abbatterà sicuramente nella nostra contea. Prevedere il peggio vi fa trovare sollievo?

La Psicologia dello Yoga ci dona gli strumenti per comprendere la vita, dalla quale possiamo farci prendere per mano con fiducia perché in ogni momento siamo ciò che dobbiamo essere. Non esistono tempi dissonanti sul piano dell’anima, ma una presenza che ci permette di cogliere che in ogni momento stiamo vivendo la “tempesta perfetta”. Le parole restano tali in mancanza dell’esperienza necessaria e la vita non è “democratica”, perché o si vive in una determinata condizione di coscienza oppure è impossibile coglierla nella sua sintesi.

Via le illusioni e le aspettative, basta con il trincerarsi dietro di esse, è ora di uscire allo scoperto. Sembra una chiamata alle armi e forse lo è, ma questi sono tempi nei quali essere “svegli” e, malgrado possa non piacere, vedere bene e soprattutto divenire consapevoli degli effetti di ciò che produciamo e condividiamo può salvarci la vita. Non potremo che raccogliere ciò che abbiamo seminato, quindi capite bene l’importanza della presenza al momento di piantare i nostri semi nella materia… vamolà che ci tocca anche divenire consapevoli e non avere più alibi… se me l’avessero detto anni fa… Qualora ciò accadesse, quale migliore occasione per divenire più resilienti e cogliere in questo evento la bellezza di essere imperfetti accrescendo la nostra forza nel sostare tra terra e cielo.

L’essere umano è preda del desiderio e non riesce a cogliere nella sua delusione, che inevitabilmente lo coglie rispetto alle sue aspettative, la bellezza di una vita che viene graduata su misura per ognuno di noi. Fiducia quindi, non potendo fare altrimenti, perché affidarci ad una presunta casualità della vita lo abbiamo già fatto riconoscendo ciò che produce, ora è tempo di incamminarci verso il mondo delle cause, la nostra anima. Facciamolo con sincerità d’intenti, fiduciosi di affrontare una battaglia già vinta in partenza e che va solo combattuta. Nella seconda parte cercherò di darvi utili consigli per applicare la resilienza quotidiana.

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Psicologia dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/

Graziano Fornaciari

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