La storia della Bhagavad Gita

La Bhagavad Gita è un episodio del poema del Mahabharata che letteralmente significa ‘La Grande India’. Un’epopea di bellezza e verità che giunge sino a noi vitale e profumata come un fiore appena colto.

La Bhagavad Gita è un episodio del poema del Mahabharata che letteralmente significa ‘La Grande India’. Un’epopea di bellezza e verità che giunge sino a noi vitale e profumata come un fiore appena colto. La sua fragranza apre la strada al volgere del cammino nella direzione giusta.

Per la tradizione il Mahabharata racconta le gesta di un’India antica, unificata culturalmente e politicamente. Ma perché limitare in uno spazio di un tempo che fu, il messaggio del Mahabharata? Tra le sue pagine possiamo intravedere le vicende di un’umanità in cammino verso il cielo.

Nella storia umana non mancano le guerre tra i popoli. Quante lotte intestine tra fratelli sono sorte per futili motivi. Perché deve scorrere il sangue ancora caldo sulla nuda terra? Ci sfuggono le dinamiche celesti che sovrastano questi avvenimenti, mentre è più facile scorgere i meccanismi della coscienza che alimentano lo scontro e la divisione. Il Canto del Beato apre la porta alla pienezza dell’essere e alla Verità.

Nel Mahabharata vi sono due clan cugini, i Kaurava e i Pandava, che entrano in collisione per la successione al trono. Il re Kuru Dhritarashtra, decidendo di lasciare lo scettro a Yudhishtirha dei Pandava scatena la reazione del diretto discendente Duryodhana. Nonostante i Kaurava e i Pandava si fossero spartiti il regno, Duryodhana con l’inganno riesce ad impadronirsi del trono e si adopera in ogni modo per annientare i cinque fratelli Pandava. Yudhishtirha giocando a dadi perde tutto quello che possiede: il trono, la libertà e l’onore della moglie. Così nel rispetto degli accordi i Pandava trascorrono dodici anni in esilio. Nella selva si troveranno a conoscere molti eremi, che difenderanno con onore e profondo rispetto.

Finito il tempo dell’esilio Duryodhana si rifiuterà di restituire la metà del regno ai Pandava. Nemmeno l’intervento di Krishna, che si palesa nella richiesta di cinque villaggi per i Pandava, riuscirà a convincere i Kaurava a recedere dalla loro posizione. A questo punto la guerra è inevitabile. Il diritto e la giustizia sono in pericolo, per cui la battaglia diviene necessaria. Ogni schieramento fa la conta dei soldati a disposizione e cerca nuovi alleati fra i principi dell’India. Krishna decide di non schierarsi preventivamente da nessuna parte. E’ legato alle due fazioni e quindi concede l’opportunità della scelta, tra Lui e il suo esercito, ad entrambe.

Duryodhana preferisce affidarsi ai servigi dell’esercito di Krishna. Così Krishna si posiziona nel campo opposto come auriga del carro di Arjuna. L’esercito dei Kaurava è nettamente più potente. Tra le sue fila si contano molti valorosi guerrieri, tra i quali spicca Drona, l’istruttore militare dei due clan, il soldato più forte sulla terra. Ma i Pandava possono contare sulla visione di Krishna. Ed è proprio ciò che alla fine risulterà decisivo.

I due schieramenti una volta pronti, avanzeranno fino ad incontrarsi nel Kurushetra, il campo dei sacrifici solitamente usato dai Kaurava. La Bhagavad Gita si apre con la visione degli opposti schieramenti pronti allo scontro. Sanjaya, l’auriga del vecchio re, riceve il dono di raccontare gli avvenimenti che si susseguiranno per diciotto giorni nel Kurushreta. Nel campo di battaglia Arjuna, dopo lo sconforto iniziale, riceverà da Krishna le istruzioni allo yoga. Il Canto del Beato insegna a riconoscere l’anima, quella Luce che permette di vivere nel corpo il Regno dei Cieli.

Arjuna, il terzo dei fratelli Pandava, viene scelto come il discepolo da istruire, così la sua coscienza diviene il campo di battaglia, dove si giocano quelle forze presenti nella coscienza dell’umanità. La vittoria di Arjuna sancirà un compimento ben più elevato delle brame terrene dei re: l’immortalità. Tutto il mondo è schierato nella pianura dei Kaurava. Le forze del bene e del male, fronteggiandosi, richiamano gli uomini al loro compito. Ognuno deve decidere da che parte stare.

Ciò che è scritto nelle leggi della vita non può essere rimandato per sempre ma deve germogliare con vigore primaverile. Tutto ebbe inizio quando i due eserciti si trovarono di fronte, nel Kurushetra…

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Scienza dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/

Luca Tomberli

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