La mamma impara a dare, a donarsi, offrendo il suo corpo per far nascere e per nutrire; impara, suo malgrado e con frustrazione, a decentrarsi per prendersi cura del figlio, dedicandogli tempo e attenzione.
La mamma si sa, da sempre e in tutte le culture, è simbolo di sacrificio, di forza e di “amore”. Qui aggiungo le virgolette per riferirmi a quel tanto d’amore possibile, inevitabilmente intaccato da piccolezza terrena e da bisogni umani. Ma, comunque sia, credo che pochi siano capaci di atti generosi, di tolleranza, di comprensione, di dedizione come una mamma nei confronti dei propri figli.
Un po’ di ragione c’è se il concetto di madre suscita questa immagine, oltre che quella dell’eterna rompiballe, diciamocelo. Ci è voluto coraggio per accogliere la vita in sé e per offrirla alla Vita. Ma forse è stato più un privilegio essere coinvolta nel gioco della vita e fare la propria parte. Forse non sempre con consapevolezza e discriminazione, ma ha dato una possibilità a un impulso vitale, creando un ponte tra cielo e terra.
Questo ha fatto, forse senza rendersene conto, una madre, quando ha prestato il suo corpo perché un’anima potesse aggiudicarsi il biglietto per la Terra e venire a realizzare il proprio progetto di vita. Ma forse si è trattato più di una benedizione, dell’opportunità di portare a compimento il proprio progetto di vita.
La mamma impara a dare, a donarsi, offrendo il suo corpo per far nascere e per nutrire; impara, suo malgrado e con frustrazione, a decentrarsi per prendersi cura del figlio, dedicandogli tempo e attenzione. Ma quello che la mamma riceve da tutte queste esperienze non è calcolabile! Da un figlio si impara ad essere disponibili ad andare oltre, a tollerare, a pazientare, a perdonare. Si ha l’occasione per sperimentare qualche barlume di abnegazione e generosità. Si hanno grandi opportunità per migliorarsi.
Ma c’è qualcosa che può rendere la mamma una vera forza. Imparare a rispettare il figlio come un’anima, con i suoi tempi e le sue modalità, con le sue ragioni. Anche senza comprendere queste ragioni, accettando di non comprendere. Imparare a stare a guardare i figli camminare, talvolta in bilico, sull’orlo dell’abisso; vederli reiterare gli “stessi errori” e accettare, sforzandosi di comprendere, con dolore, che è tutta esperienza necessaria.
I tempi della coscienza sono lunghi sia per i figli che per le madri! Ma le madri hanno i figli come alleati e maestri! Bisognerà giungere e vederli farsi male e farsi male ancora e trovare la forza di resistere alla tentazione di fermarli, perché la sofferenza dei propri figli è difficile da reggere.
La vera potenza la mamma la distilla giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, stilla a stilla, coltivando la fiducia nella vita e nella sua giustezza. Allora riesce ad intravedere nella distruttività agita dal figlio qualcosa di lecito e funzionale. Egli, sperimentandola se ne libera e si avvicina a quel potenziale immenso di Luce e Bellezza, che, come una perla rara, giace protetto da un rigido guscio. A suo tempo splenderà.
Se poi il figlio nasce dal cuore e non dal sangue, e ha con lei vincoli che oltrepassano la natura fisica, quello che riceve la mamma… forse le non basta una vita per saldare il debito di gratitudine con il figlio e con la vita.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per Tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Anna Todisco